Durante un dibattito TV, Maurizio Martina parla della eredità di Renzi nel PD e afferma: nessuna nostalgia ma neanche censura.
Loccasione per parlare dello stato di salute del Pd per Maurizio Martina è arrivato con la presentaza nel salotto televisivo della Annunziata. E stata in questa circostanza che la storia di queste ore non ha potuto far altro che indirizzare il dibattito su quella che è, nei fatti, un pezzo di storia nel senso pieno del Pd, ovvero la lunga parentesi renziana.
Che Renzi abbia marchiato il Pd è assolutamente fuori di dubbio. Che ci siano, proprio allinterno dello stesso Pd delle diverse visioni e dei modi in qualche caso anche profondamente e diametralmente opposti di vederla, anche.
Quella che è la posizione del numero due della corrente renziana è però abbastanza chiaro. Quando si parla di eredità Renziana nel Pd, Maurizio Martina non nega ed è esplicito. “Né nostalgia né censura” rivela parlando della esperienza Renzi. “Nel passaggio 2013-2014 abbiamo aperto lesperienza dei governi riformatori, che rimane un tesoro inestimabile. Ci sono scelte che rivendico, come il cambiamento necesario delle istituzioni e dello Stato”.
Il dibattito si sposta dunque, di conseguenza, sulle difficoltà elettorali post Renzi. “La questione che non abbiamo capito nel partito – afferma – è stato che mentre il Paese risaliva la china, le disuguaglianze aumentavano. Ci sono stati errori sulla questione sociale, sul lavoro, ma credo che avere costruito in quel momento una risposta che arginasse unonda pericolosa in Italia sia stato importante”.
E poi, Martina prende le distanze dai Cinquestelle, d”Se cascasse questo governo e io fossi il segretario del Pd accordi con M5S non ne farei. E comunque farei solo il segretario, non il candidato premier. Oggi immaginare un confronto con i vertici del Movimento 5 Stelle è impossibile per noi perché quel movimento ha sostenuto provvedimenti indifendibili. Colgo la particolarità di alcune posizioni del presidente Fico, ma non ne colgo le conseguenze”.
E su Gentiloni in favore di Zingaretti? “Una personalità di primissimo piano, può ancora dare un grande contribuito”.